Nell’epoca della globalizzazione, dell’iper-connessione, delle relazioni e delle informazioni sempre più mediate dalla tecnologia e dai device, emerge, quasi per contrasto, una “presenza” antica, millenaria, fatta di tradizioni, valori e comunità: il territorio.
Il nostro paese si distingue per la ricchezza del suo patrimonio geografico e morfologico, per la varietà e l’ampia diffusione di borghi e centri storici che rappresentano e raccontano una cultura e un patrimonio identitario unici
L’Appennino ne rappresenta la dorsale, in senso geografico e metaforico: è il nodo che lega l’Italia da un capo all’altro, l’anello più interno del tronco, la sua memoria profonda, genetica
Una terra di frontiera, ai margini del turismo di massa e dei centri metropolitani sviluppati e industrializzati. Un territorio strutturalmente fragile, sismico.
Uno sciame di tradizioni, capacità, ingegno e creatività. Luoghi che aspettano di essere rivelati.
Comunità che vogliono ritrovarsi, comunicare, condividere.
Da qui nasce l’idea di Andrea Angelini, Francesco Martinelli, Vittoria Podrini: un festival diffuso che accenda nuovi riflettori su questi luoghi e sul loro patrimonio, prendendo in prestito dal verbo inglese “to happen” il significato delle cose che accadono e si trasformano, dell’impossibile che diventa possibile, della felicità che si realizza.
Perché il verbo (to) happen e il sostantivo happiness presentano curiosamente la stessa radice, a rivelare l’indissolubile rapporto che lega ciò che accade alla felicità.
A Daniele, sempre.
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